Ora fermati un attimo e fai una lista delle cose belle. Quelle che ti fanno sentire a casa, che ti fanno sentire leggero, quelle che in un attimo ti riconciliano col mondo. Mettile in fila e in colonna, classificale per importanza, collocale in ordine alfabetico oppure prendile alla rinfusa e lascia che ti sommergano.
Pensa a quella canzone degli Smiths, a Calvino, alle tue Converse nuove un momento dopo averle acquistate a Carnaby Street. Pensa alle virgole, alle pause nel momento giusto, alle patatine fritte. Pensa all’estate e alla tua t-shirt preferita, al mese di aprile, ai biscotti appena sfornati. Pensa all’odore di un libro nuovo, agli incipit, alla magia che inanella le parole una dopo l’altra. Pensa alla perfezione delle tue clavicole. Pensa ai viaggi, a tutti gli aerei che vorresti prendere, alle strade che hai camminato e a quelle che ancora ti stanno aspettando. Pensa ai treni che arrivano in orario, alle distanze che si accorciano, alle mancanze che di colpo si colmano, alle congiunzioni. Pensa ai fumetti, alle storie e agli intrecci, ai gesti e alle contraddizioni, pensa alle mensole ricurve di libri, a tutte le parole che leggerai ancora. Pensa alle ciglia, ai risvegli, alla luce. Alla grazia e alla pazienza, alla dedizione e al coraggio.
Ecco, tu sei di gran lunga meglio di tutto questo.
Non avremo pace finché cercheremo le citazioni migliori e le colonne sonore perfette, finché vivremo di approvazione e pacche sulle spalle, finché avremo bisogno di reti di sicurezza prima di lanciarci.
Non ci sarà giustizia finché non diremo la verità con le parole più semplici che conosciamo. Senza scomodare il destino e le affinità elettive, senza ricorrere ai giochi di parole o alle battute ben assestate.
Sì sarà sì e no significherà sempre e soltanto no. Non forse e nemmeno magari. Soltanto no.
Ti va una sigaretta? È rimasta una copia de L’Internazionale? C’è posto per me nella tua vita?
Oggi ci sono parole pesanti racchiuse in pacchi pesanti recapitate in giornate pesanti da un postino distratto che si è pure scordato di scriverci sopra “Alto – Fragile”. Ma verranno giorni senza parole, in cui non avremo vuoti da riempire.
Verrà l’acqua che bolle sul fuoco e il sugo che profuma la cucina di domenica mattina. Verranno il basilico fresco e la pioggia forte contro i vetri, i letti sfatti e la lavatrice da riempire.
Verranno baci da incorniciare, da appenderli in salotto, da farci una mostra con migliaia di visitatori e poi un’asta da record, perché li vorrebbero tutti dei baci così. Baci da portarli in giro come i circhi che incantano i bambini e in ogni tappa fanno il tutto esaurito. Baci da tessere uno dietro l’altro per farne sciarpe che proteggono dalle intemperie del mondo. Baci irriverenti, da farci guardare male dalla gente, da illuminare le strade di notte, da farne un manuale con le istruzioni per l’uso. Verranno baci così belli da riempirci i prati a primavera, da tuffarcisi dentro in estate, da raccoglierli a grappoli in autunno, da addobbarci i balconi in inverno.
Verranno e non avremo nemmeno il tempo di pensarci.